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Nell’ottica del disagio e dell’indignazione, di un sogno evocato, di una città ideale ma irrimediabilmente utopica si muove il lavoro di A.C. de Grolée, che configura, nella contrapposizione tra le sue dolci ed evanescenti sirene di lamiera zincata, morbide e lucenti silhouettes emerse da una Atlantide immaginaria, e l’ammasso rovinoso di ciarpame edilizio sulle coste siciliane, la fine miserevole di quel decantato equilibrio e di quella superiore armonia di winckellmaniana memoria che trova linfa nel mitico paesaggio siciliano di epoca classica. Sirene mute e attonite si sollevano sulle lunghe code a guardare da lontano il delinearsi delle coste, altre sembrano rannicchiarsi in un confortante sonno, forse portatore di sogni più felici di quelle immagini di macchine sfasciate depositate sulla spiaggia.

Emilia Valenza, in Giornale di Sicilia, marzo 2002.

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Le Donne-Pesce, sospese a mezz’aria, sono una poetica evocazione del mare, ma sono anche lo schermo su cui si stagliano le squallide vedute di una periferia degradata, fulcro doloroso di tensioni contraddittorie, l’esatto opposto di un paesaggio seducente e pittoresco. Insomma è un ossimoro.
(…) L’arte per lei è la capacità di cogliere una dialettica di opposti, mettendo in evidenza la tipicità e la poesia di situazioni borderline, il cui riscatto non sta nella cosmesi urbana fatta di passeggiate-a-mare in cemento armato o di fastosi Club per vacanze. Semmai qui l’auspicio è il mantenimento di certe micro specificità culturali e sociali che fanno di quei luoghi, non gli anonimi, omologati non-luoghi teorizzati da Marc Augé, bensì dei quartieri in attesa di riscatto, ma già oggi colmi di vibrante energia.

Guido Curto, in catalogo della mostra Città, Galleria Nuvole, Palermo, marzo 2002

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È un lavoro rigoroso ed eclettico che utilizza diversi media, molto consapevole dei linguaggi e delle problematiche contemporanee. La sua poetica incrocia consapevolmente incanto e disincanto, empatia e distacco, avventura esistenziale e ricerca sul campo, diario soggettivo e inventario oggettivo, gioco combinatorio e denuncia della disarmonia. È un percorso che si è andato articolando e rafforzando in questi anni di confronto con un territorio difficile quale quello siciliano, dove la modernizzazione è scomposta e senza regole e convive con sopravvivenze arcaiche. Ed è anche la vicenda dello sguardo “straniero” che da “estraneo” diventa con il tempo “straniante”, e perciò capace di individuare modelli e differenze anche attraversando gli stereotipi. All’inizio, attorno al 1997, la Sicilia per De Grolée è principalmente la terra del mito, come in Le Radeau de la Gorgone di D. Fernandez, il luogo della metamorfosi e di segrete armonie e sensuali dissonanze, così le opere di quel periodo sono centrate sulla percezione soggettiva del corpo e delle sue mutazioni, della sua naturalità e della sua concettualizzazione. Una ricerca che culmina nel ciclo delle “sirene” sospese, nella cui pelle decorativa è cucita l’esperienza femminile tra invenzione, seduzione, minuzioso e quotidiano lavoro manuale. Con il tempo lo sguardo trascorre dall’interiorità al contesto esterno e scopre che il paesaggio del mito è ormai solo mentale, nella realtà il paesaggio è stato brutalizzato, stravolto, alterato da una modernizzazione male intesa e sregolata. L’artista percorre a piedi le coste scrutando gli orizzonti del degrado alla ricerca delle tipologie edilizie dell’abusivismo. Un lavoro documentario che nasce dalla volontà di capire e si trasforma nelle installazioni successive in un puzzle, un gioco di conoscenza dove ciascuno può intervenire modificando le posizioni, cercando una nuova estetica che trasformi il degrado ambientale assumendolo come ormai ineliminabile dato di partenza che ha modificato la nostra percezione.

Eva Di Stefano , 2005, lettera privata.

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Reflux, 2002
Sagome di zinco sabbiato appese con un amo d’aciaio, fili di nylon, carte nautiche, luce artificiale. Dimensioni variabili.
Giornata di apertura al pubblico del parco di Villa Tasca, Palerme, 2005.
Convegno di gastroenterologia a cura del Prof. Antonio Craxì, Corte Sammuzzo, Palerme, 2004.
Città, a cura di Raffaella De Pasquale, Galleria Nuvole, Palermo, 2001.

Emilia Valenza, in Giornale di Sicilia, Marzo 2002.

Guido Curto, in catalogo della mostra Città, Galleria Nuvole, Palermo, Marzo 2002.

Eva Di Stefano, lettera 2005.