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(…) Anche il lavoro di A.C. de Grolée si sviluppa e matura su piani diversi e difficilmente etichettabili. L’affastellarsi dei segni e dei richiami ad un percorso che potrebbe configurarsi all’interno della prospettiva consolidata di un triplice rapporto arte-scienza-natura, viene condotto attraverso l’individuazione della centralità “mediata” del corpo. Da questo punto di vista il corpo e le sue incontrollate divagazioni e metamorfosi, riflette e progetta il senso di una manipolazione semantica che legittima non solo le ibridazioni formali tra natura e storia, o tra immaginario poetico e innovazione tecnologica, ma anche una precisa volontà di intervento sensibile e motivato dai contrasti dell’identità soggettiva. Cosi come il rapporto tra fisicità naturale e rappresentazione complessa di una contaminazione non banalizzata tra interno ed esterno, tra micro e macro-cosmo “corporeo”, riflette la destabilizzazione di un erotismo sottile e sensibile ibridato dalla magnetica seduzione di un particolare per il tutto. (…) L’interesse di A.C. de Grolée per le rappresentazioni del corpo come fulcro tra pulsioni dionisiache e studi anatomici, tra l’arte erotica pompeiana e gli ex-voto, tra la pittura religiosa e la statuaria dei giardini rinascimentali, tra la convivenza degli opposti mimetici di una esplorazione curiosa di natura ed artificio, si condensa e si identifica in una esasperazione incrociata di scambi simbolici. (…) Il gioco di ibridazione delle forme mutanti o delle pulsioni vitalistiche incontrollate viene a dominare il rapporto con i riferimenti scientifici elaborati su scala ambientale. Dove la “dimensione” di laboratorio, chiuso, intimo, privato, si collega alla percezione del visitatore attraverso l’implicita seduzione di un cabinet de curiosités.

Roberto Daolio, in catalogo della mostra A mon seul désir, Alliance Culturelle Française di Bologna, marzo 1995

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Roberto Daolio, testo critico in catalogo della mostra À mon seul désir, a cura di Danièle Londei, A.C.I.F. de Bologna, 1995.